Fiorella Borin vince la competizione con il racconto “Natale di guerra”. L’emozione del premio strega 2006
Le Piastre (PT) 1 agosto 2015 – Si chiama Fiorella Borin ed è di Venezia la scrittrice più bugiarda d’Italia. Il racconto con cui ha vinto il Bugiardino d’oro alla trentanovesima edizione del Campionato italiano della bugia a Le Piastre (Pistoia) si intitola “Natale di guerra” ed è la lettera che un padre soldato invia al figlio dal fronte russo raccontandogli che sta bene, al caldo e che il nemico scappa quando vede i soldati italiani. Per concludere con la raccomandazione di abbracciare la mamma quando lei, ascoltando il racconto, si metterà a piangere.
Al secondo posto si è piazzato Ermanno Crescenzi di Terni con il suo “Il cecchino”. Al terzo posto c’è “L’azzurro” di Lodovico Ferrari di Borgosesia (Vercelli) mentre il premio “Bartoli” assegnato dalla giuria popolare è andato a Cristina Giuntini di Firenze, in gara con “L’angelo bugiardo”. I concorrenti sono stati 75 provenienti da tutta Italia.
“E’ bellissima e terribile – questo il giudizio sulla vincitrice dello scrittore Sandro Veronesi, che ha scelto i primi classificati – la bugia più eroica e struggente che abbia mai letto. Messa così, in forma di lettera al figlio, vale “La vita è bella” di Benigni. Veramente complimenti all’autrice, che ha avuto l’idea di alleviare nell’unico modo possibile la tragedia di Kantemirowka”.
Ecco il racconto vincitore:
Kantemirowka, 17 dicembre 1942.
Carissimo figlio mio,
ti scrivo per dirti che qui va tutto bene. Non so da voi come è l’inverno, spero che abbiate abbastanza legna per la stufa e che i conigli siano grassi e pronti da farsi mettere in padella con olio, burro e rosmarino. Sono sicuro che tu e la mamma passerete un bel Natale insieme con i nonni, gli zii e i cuginetti.
Noi qui faremo il nostro Natale da soldati, ma in allegria, perché il cuoco mi ha mostrato polli, tacchini, fagiani, capponi e tutto un ben di Dio che non riusciresti neanche a immaginare: ci saranno porzioni doppie per i soldati e triple per chi sta di sentinella, e fiaschi di vino a volontà. Non stare in pensiero per me, perché qui non ci manca niente. Abbiamo cappotti foderati di pelliccia, guanti che tengono così caldo che ogni tanto bisogna levarseli per non farsi scottare le dita, e stivaletti imbottiti che pare di avere sui piedi le borse dell’acqua bollente. Si sta proprio bene, qui in Russia. Non è vero che fa così freddo: c’è un po’ di neve ma mica tanta, il giusto per ricordarci che fra poco è Natale.
Quando non siamo di guardia giochiamo a biliardo, a tennis e a calcio, e potrai essere fiero di me, perché ho vinto un sacco di premi: coppe, medaglie, salami, prosciutti… Certo, sento molto la mancanza tua e della mamma, ma sono sicuro di tornare presto a casa, perché i Russi si arrendono appena ci vedono: ci chiedono se siamo italiani e subito alzano le mani e si fanno prendere prigionieri. Sono buoni diavoli anche loro, gente di campagna come noi, e fra persone semplici ci si capisce anche senza bisogno di parlare.
Ti auguro Buon Natale, figlio mio, e ti sorrido con la bocca e con il cuore.
Abbraccia la mamma per me, soprattutto quando la vedi piangere abbracciala più forte che puoi.
Tuo papà