Origini. Il Campionato Italiano della Bugia nasce nel 1966. Lo scopo è quello di rendere omaggio ai raccontatori di storie fantasiose di un tempo, quando a Le Piastre, paesino del pistoiese, ci si riuniva davanti al fuoco dei metati (luoghi dove si essiccavano le castagne) elaborando fantasiosi racconti misti tra la cultura “fai da te” e l’inventato.
Sezione grafica. Nasce negli anni ’80 per volere del vignettista Franco Bacci detto “Bac”. Illustrare una bugia, un fatto paradossale o inverosimile si può? Sì e i risultati sono stati esaltanti. Lo scorso anno furono oltre 60 i partecipanti a questa sezione.
Come partecipare. Inviando fino ad un massimo di 4 bugie all’indirizzo “Accademia della Bugia” – Via della Chiesa, 27 – 51100 Le Piastre (PT), oppure all’indirizzo e-mail accademiabugia@gmail.com. Per partecipare basta compilare la scheda sottostante. La sottoscrizione della scheda consentirà agli organizzatori di utilizzare le bugie come meglio riterrà opportuno con scopi comunque legati al Campionato Italiano della Bugia. Il campionato si svolgerà i prossimi 1-2 agosto. Il termine per inviare le proprie opere è il 12 luglio 2015.
I temi di questa edizione. Sono: “Guerra e pace” , “Il turismo in Italia”.
Cosa si vince. Oltre a tanto onore, ci sono premi in puro metallo ricavato dalle cave della valle del Reno. I premi dedicati alla sezione grafica sono 5: i Bugiardini (il simbolo della bugia piastrese ideato dallo scultore Leonardo Begliomini, che identifica il campanile locale di S. Ilario) d’oro, d’argento e Bronzo, oltre al premio popolare dedicato allo storico barbiere del paese “Pitillo”. Da quest’anno c’è anche il Bugiardino internazionale, che premierà il miglior autore straniero. La giura, inoltre, si riserverà di segnalare gli autori particolarmente meritevoli. Il vincitore avrà l’onore di realizzare il diploma e le immagini del materiale pubblicitario del 40° Campionato Italiano della Bugia. I vincitori saranno ospitati dagli abitanti del paese. Suggerimento tecnico. Ricordate: disegnare una bugia, una fatto paradossale o qualcosa di clamorosamente falso è possibile anche senza l’ausilio del testo.