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giovedì, Marzo 30, 2023

GOVERNO: RENZI RIFIUTA l’INCARICO, NAPOLITANO CHIAMA AMATO

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Clamorosa svolta dopo la telefonata del sindaco di Firenze al presidente della Repubblica. Carrà, Banderas, Elkann, Cracco e Vannoni i papabili nuovi ministri. 

AmatoLo aveva giurato e spergiurato: “Al governo non andrò mai senza elezioni”. Matteo Renzi è stato di parola e ieri sera ha telefonato al presidente Napolitano per pregarlo di non fare il suo nome. Anzi, il sindaco di Firenze si è detto così stizzito che ha preferito non andare a Roma per le consultazioni. Il presidente della Repubblica ha reagito con il suo classico aplomb, e ha subito virato su un nome buono per tutte le stagioni: Giuliano Amato. Poiché è proibito andare ad elezioni negli anni pari, la scelta non è stata casuale, visto che l’esecutivo non avrebbe durata lunga e il doppio ex presidente del consiglio è uomo navigato in materia.  Le sue precedenti esperienze, infatti, non sono mai andate oltre i due anni di età. Durante le consultazioni, Napolitano ha illustrato le cose da fare ai vari partiti saliti al colle: la lista prevedeva, oltre alle consuete operazioni quotidiane, come l’acquisto del pane e il portare fuori il cane, alcuni provvedimenti impopolari. Tra questi, ci sarebbe la rinuncia delle festività estive per incrementare la produttività, l’abolizione dei gruppi “Sei di…se…” su facebook, una nuova legge elettorale che permetta di governare il paese comodamente da casa, un prelievo forzoso sui conto correnti degli italiani con reddito inferiore a 30000 mila euro annui,  e l’introduzione dell’obbligo di presenza ad almeno il 30% delle sedute parlamentare da parte di deputati e senatori. Soprattutto quest’ultimo punto ha creato uno scontro con tutte le forze politiche, tanto che c’è stata unanimità dei consensi  sul some di Amato.  È bene che queste cose le faccia un altro, hanno pensato i partiti. E un altro, in Italia, è sinonimo di Giuliano Amato. A breve, quindi, partirà il toto ministri: va detto che, vista l’ampia maggioranza di cui godrà il governo “Amato III”, per non scontentare nessuno, i ministeri raddoppieranno rispetto al numero attuale. Ci sarà un misto tra politico e tecnico, con rappresentanze prese dalla società civile e altre indicate dai partiti. Fra i nomi caldi ci sono quelli di Raffaella Carrà agli affari esteri, Franco Baresi alla difesa, Lapo Elkann alle pari opportunità, Antonio Banderas all’agricoltura e alla produzione di sfarinati, Davide Vannoni alla sanità, Renzi e Letta alla pacificazione sociale, Berlusconi all’integrazione delle giovani immigrate, Carlo Cracco alle attività culinarie, Renzo Bossi all’istruzione, Lamberto Dini alle varie ed eventuali,  Dell’Ultri ai rapporti con gli altri stati italiani e Dario Franceschini a un ministero qualsiasi, basta che sia.

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